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Sbocchi occupazionali e/o formativi dei diplomati 2004
Silvia Ghiselli
L’identikit dei diplomati a un anno dalla maturità presentato a Bologna il 16 dicembre 2005,
nell’ambito del 3° convegno annuale AlmaDiploma: chi fa l’Università - la maggioranza - chi lavora, chi è in cerca di lavoro. Ma anche le performance di chi continua gli studi, il tipo di lavoro di chi invece è occupato e la sua busta paga. E’ quanto emerge dalla seconda indagine sperimentale AlmaDiploma sul percorso formativo e lavorativo compiuto dai diplomati dopo il conseguimento del titolo. Pur non pretendendo di essere rappresentativa del complesso dei diplomati italiani, la ricerca offre significativi elementi di novità ed originalità. I diplomati coinvolti, dopo un anno dal conseguimento del titolo, sono 3.779 di 31 istituti (28 della Toscana) intervistati a ottobre 2005. Due diplomati su tre provengono da istituti tecnici, un quinto dai licei, l’11% dai professionali. L’interesse dei diplomati per la ricerca è confermato dall’elevatissimo tasso di risposta all’indagine telefonica: l’84,5%.
Dopo il diploma: università o lavoro?.
Sei diplomati su dieci hanno deciso di dedicarsi agli studi universitari (cinque su dieci studiano solamente, uno su dieci frequenta l’Università e lavora), tre su dieci si inseriscono direttamente nel mercato del lavoro. Il restante 11%, infine, si divide equamente tra chi è alla ricerca attiva di un impiego e chi invece, per motivi vari (tra cui la formazione non universitaria o l’attesa di chiamata per un lavoro già trovato), non cerca un lavoro.
Come era prevedibile, la quota di diplomati dedita esclusivamente allo studio universitario è nettamente più elevata tra i liceali (81%) rispetto ai diplomati del tecnico (46%) e del professionale (23%). I diplomati che lavorano solamente sono meno diffusi tra i liceali (6%) rispetto ai diplomati del tecnico (35%) e del professionale (51%).
L’identikit di chi continua gli studi.
Sei diplomati su dieci (il 59%) studia all’Università dopo la Maturità. Ma per 14 diplomati su cento la scelta universitaria non si è dimostrata vincente: il 7% ha deciso di abbandonare l’università al primo anno, una quota analoga è attualmente iscritta all’Università ma ha cambiato ateneo e/o classe di laurea. Dati che chiamano direttamente in causa il ruolo svolto dall’orientamento scolastico.
L’84% di chi dichiara alla termine dell’Esame di Stato di volersi iscrivere all’Università lo fa effettivamente. Ma c’è anche un quinto di diplomati che non intendeva iscriversi e che cambia idea. La percentuale di chi decide di fare l’Università, dopo aver inizialmente dichiarato di non volerla fare, sale al 49% tra i liceali.
Un diplomato su quattro, inoltre, si è dedicato nel corso del primo anno ad un’attività di formazione professionale, e tra questi il 44% risulta comunque iscritto all’università.
L’identikit di chi lavora. A un anno dal diploma sono occupati 38 giovani su cento
Indipendentemente dall’impegno in attività formative, ad un anno dal conseguimento del titolo risultano occupati 38 diplomati su cento: questa percentuale raggiunge il suo massimo in corrispondenza dei diplomati professionali (57%), mentre tocca il minimo per i liceali (14%). Questi ultimi svolgono soprattutto attività occasionali, saltuarie, che coniugano con l’impegno principale, quello universitario: per tale motivo sono molto più frequenti i lavori senza contratto tra i liceali (25%), rispetto ai diplomati del professionale (2%) o del tecnico (6%).
La forma contrattuale più diffusa tra i diplomati è il contratto di apprendistato, che coinvolge oltre il 40% di coloro che lavorano. Il lavoro atipico riguarda il 32% dei giovani, mentre quello stabile coinvolge il 20%.
Il primo stipendio è di 774 euro al mese
I diplomati che lavorano guadagnano in media 774 euro mensili netti. Il divario di genere tra i diplomati è consistente, pari al 25% a favore dei maschi. Le donne guadagnano infatti 677 euro contro gli 845 degli uomini. Questo divario si presenta in misura più o meno consistente in tutti i percorsi di studio. Ma considerando il solo lavoro a tempo pieno il divario si dimezza.
Le linee di tendenza: aumenta chi fa il salto all’Università
Concentrando l’attenzione sui soli istituti coinvolti anche nell’indagine dell’anno precedente, si rileva un aumento dei diplomati che continuano gli studi all’Università (dal 39 al 47%). Un aumento significativo che viene confermato anche dal leggero calo di chi entra nel mercato del lavoro dopo il diploma (dal 33 al 31%) e di chi lavora e studia (dal 12 all’8%). Da un lato la riforma universitaria, offrendo un percorso iniziale più breve (la laurea triennale), sembra aver richiamato più iscritti, dall’altro occorre tener presente la generale difficoltà del mercato del lavoro confermata dai dati Istat sul tasso di attività tra i 15 e i 24 anni. Aumenta dunque chi prosegue gli studi, non solo all’università, ma anche con altre opportunità formative (dal 23 al 28%). E questa tendenza, anche se meno accentuata al liceo perché già su livelli molto elevati, è confermata in tutti i percorsi di studio (nel professionale chi continua gli studi sale dal 16 al 25%, al tecnico dal 52 al 55%). Il guadagno mensile netto è aumentato leggermente del 6% (passando da 726 euro a 772), anche se l’incremento più consistente (+11%) si rileva tra i diplomati del tecnico (da 751 a 833 euro).
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Diapositive presentate al convegno
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Volume completo (per tipo di istituto) (formato pdf)